Lunedì, 06 March 2017 10:36

La formazione per gli adulti in Inghilterra

Written by

Le scuole serali per il potenziamento della competitività

Ora che la Brexit è un fatto, nel Regno Unito molti si chiedono come contenerne gli effetti negativi che, come ammettono anche i suoi più convinti sostenitori, saranno inevitabili.

Tra questi si prevede una riduzione della capacità delle aziende, soprattutto ma non solo terziarie e terziarie avanzate, di reclutare su un mercato del lavoro diventato meno internazionale, le competenze necessarie a conservare la competitività del sistema.

Sessanta deputati hanno così inviato una lettera aperta al Ministro per la formazione Robert Halfon, invitando il Governo a dotarsi di una strategia nazionale per la formazione degli adulti. Tra il 2000 e il 2015 i fondi pubblici per l’educazione degli adulti sono stati tagliati del 40%, e in un solo anno tra il 2014 e il 2015 gli adulti che hanno avuto una esperienza formativa si sono ridotti del 10,8%.

Al dibattito va fatta la tara della polemica che ancora infuria sulla Brexit, con i pro-Remain che sottolineano senza mezzi termini come un’economia Britannica meno integrata con l’Europa è destinata a perdere competitività sotto tutti gli aspetti, ivi compreso quello delle risorse umane, per cui è sempre stata una formidabile calamita.

Colpisce però che un politico brillante e concreto come David Lammy, ministro dell’Università nel governo Gordon, proponga addirittura la riapertura in massa delle scuole serali, come provvedimento urgente per restituire potenzialità al sistema formativo per gli adulti.

Il Dipartimento dell’educazione e lo stesso Ministro Halfon sembrano condividere queste preoccupazioni ed hanno risposto in modo molto forte, promettendo investimenti per 3,4 miliardi di sterline che entro il 2020 porteranno a recuperare i tagli degli ultimi anni, riportando la spesa per la formazione ai suoi massimi livelli.

Per ora lo scontro è politico e si è consumato sugli annunci e le promesse, ma tutti sembrano concordare sul fatto che serve uno sforzo straordinario a causa della Brexit.

Il sistema formativo britannico tuttavia non ha solo problemi di risorse, ma è considerato anche poco efficace e tra le righe del dibattito citato se ne comprende bene la ragione.

Per motivi storici, insieme agli Stati Uniti, la Gran Bretagna ha sempre saputo attrarre talenti e competenze. Spesso in Italia ritorna il tema della “fuga dei cervelli” in buona misura andati oltre oceano o oltre Manica. In qualche misura, quindi, quel Paese avrebbe perso capacità di creare competenze preferendo nutrirsi di quelle pagate da altri, ecco perché oggi, a causa del suo parziale isolamento, dovrebbe ricominciare a pagarsela da sé. E’ una lettura inquietante, ma sembra l’unica possibile per decifrare l’equazione Brexit = Emergenza formativa.

Da questo punto di vista lo scontro di opinioni e di posizioni sembra molto chiaro, per i pro-Remain un sistema chiuso diventa sterile e meno competitivo, per i loro, vincenti, oppositori invece, può restare competitivo investendo sul capitale fisso umano nazionale, premiando e privilegiando i cittadini britannici rispetto agli stranieri, che nella loro visione saranno sempre meno utili e sempre più stranieri.

Questo sito utilizza i cookie tecnici per il proprio corretto funzionamento e cookie di terze parti per l'implementazione di alcune funzionalità esterne (ad es. Google Analytics). Navigando le pagine del sito o cliccando su 'OK' acconsenti all'impiego dei cookie.

Informativa completa